Contro Le Donne + LGBT

Contro Le Donne + LGBT

1. Violenza di genere

2. Violenza sulle Transessuali (Transfobia)

3. Violenza contro le lesbiche (Lesbofobia e violenza intracoppia)

4. Violenza contro gli uomini

5. Forme di Violenza e come riconoscerla

1. Violenza di genere

«Ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata» 

(art.1, Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, 1993)

La violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne, si pone come manifestazione delle relazioni di potere diseguali tra uomini e donne, che solo negli ultimi anni, stanno registrando un cambio di tendenza, e certamente si pone come ostacolo alla parità e allo sviluppo di genere. 

Le cause della violenza di genere sono da ricercarsi sia in fattori individuali, che sociali, istituzionali e culturali. 

Stereotipi, scarsa autonomia economica, scarsa tutela delle vittime nel sistema giudiziario e sotto-rappresentazione delle donne nei ruoli apicali della politica, dei media, dl sistema giudiziario e sanitario sono certamente dei fattori diffusi. 

Le forme di violenza contro le donne avvengono tipicamente in sede domestica, si tratta di avvenimenti quasi mai episodici e che si svolgono ciclicamente con episodi progressivamente sempre più gravi.  

Ma fenomeni di rilevanza, o meglio, di manifestazione sempre crescente sono le molestie sul posto di lavoro, la violenza legata a pratiche tradizionali (matrimoni forzati, mutilazioni dei genitali femminili), tratta, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione.  

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Le dimensioni della violenza di genere

In Italia, il 31,5% delle donne ha subito una forma di violenza, fisica e sessuale, dal proprio partner o da un’altra persona (ISTAT 2004). Si tratta di quasi una donna su tre. Solo il 12% ha avuto la possibilità o la forza di denunciare. 

I numeri sono fondamentali per riconoscere la gravità di un fenomeno in base alla sua diffusione, hanno la capacità di fornire una dimensione concreta, quelli contro la violenza di genere sono numeri scioccanti che devono essere alla base della volontà di un cambiamento e della comprensione di quanto questo sia necessario.  

Dal 2006 al 2016, solo in Italia, sono 1.740 le donne uccise, di cui 79,9% (1,251) in famiglia, il 67,6% (846) dal proprio partner e il 26,5% (224) sono omicidi commessi da parte di un ex compagno o marito. Dati che portano con sé “vittime secondarie”, i 1628 bambini che hanno perso la madre per colpa del padre.  

A fronte di questi numeri, cerchiamo di agire, prima che si troppo tardi.
La violenza è subdola, si nasconde tra i familiari, cerca perdono per colpire ancora, assume forme e facce diverse, crea sensi di colpa nelle vittime, per questo è importare imparare a riconoscerla.  

Serve che le persone tutte, non solo le vittime, conoscano i nomi della violenza, perché non sia più ignorata. E quando questa si manifesti sapere a chi rivolgersi, conoscere i propri diritti, i luoghi di tutela per sé e per i propri figli.  Una conoscenza che apra porte sicure e chiuda per sempre quelle pericolose, fatte di stereotipi, ingiustizia e violenza.  

In questa guida vi parleremo vi donne, tutte le donne. Siamo culturalmente abituati a figurarci una donna come madre, come una ragazza eterosessuale, ridurre a loro il nostro scenario mette in ombra fenomeni di violenza che avvengono nei confronti di altre donne. Donne sono le lesbiche, le transessuali e chi sente tale.  Dimenticare loro significa, dimenticare una parte di noi. Per questo cercheremo di dare voce a questa problematica senza lasciare non detti, cercando di portare luce, perché il buio resti solo alla notte.
La nostra porta è aperta, siete pronti ad entrare?

 

2. Violenza sulle Transessuali (Transfobia)

“La violenza sulle transessuali è sempre violenza sulle donne. Perché siamo donne anche noi” 

Nel 2019 si stima che nel mondo siano morte per episodi violenti 369 transessuali. 

In Italia, Francia, Portogallo e Spagna, Paesi in cui è più forte la migrazione di transgender dall’Africa e dal Centro-Sud America, il 65% delle vittime sono migranti. In totale, quasi metà delle vittime (46%) ha un’età compresa tra i 20 e i 29 anni. 

L’ “INGANNO” NON GIUSTIFICA LA VIOLENZA TRANSFOBICA 

 “Mi ha ingannato, non mi aveva detto di essere un trans!”, questa è spesso la difesa da panico da trans, come se l’inganno possa diventare una giustificazione agli atti di violenza compiuti da partner eterosessuali alla scoperta degli attributi maschili della compagna.  

In una società che divide le categorie di genere (uomo-donna) in modo netto e inequivocabile, le transessuali hanno difficoltà a collocarsi e a comprendere quale sia il modo migliore di mostrarsi. Se la transessuale dichiara forzatamente, con atteggiamenti e abiti, il cambiamento di sesso verrà trattata come un “travestito”, con la violenza a cui rischia di incorrere; dall’altra, se tratta naturalmente e gradualmente il proprio cambio di genere verrà percepita, una volta scoperta, come una manipolatrice rischiando di subire, ancora una volta, violenza.  

Si trovano quindi di fronte a due sensi unici che le portano, in entrambi i casi, ad esporsi ad azioni violente, senza il diritto di essere ciò che sono. 

La c.d. gay panic defense (e la difesa da panico da trans ne è una ramificazione), è spesso invocata per giustificare le reazioni violente nei confronti di transessuali. E sei nei sistemi di civil law, fondati sui codici scritti, giustificazioni come questa non trovano spazio per giustificare i crimini, accade che nei sistemi di common law (Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia…) si riconosca l’inganno come attenuante per ottenere riduzioni di pena. 

“Se lei è un uomo lo uccido, non posso essere un gay del cazzo” 

Queste sono le parole rese da uno degli assassini di Gwen Araujo, un’adolescente transgender che fu uccisa nel 2002, a soli 17 anni durante una festa. 

Gwen, infatti, viene messa con le spalle al muro da una ragazza presente, che scoperta la verità sulla sua sessualità, la rivela a tutti i presenti. Un gruppo di quattro ragazzi, che nel corso della serata ci avevano provato con lei, la picchiano, la strangolano e la gettano su un pick up. Guidano per quattro ore e la seppelliscono ai piedi della Serra Nevada. Dopo due settimane, finalmente qualcuno si fa avanti, e i quattro vengono arrestati. 

Alla radice della violenza transfobica troviamo il terrore di molti uomini di essere considerati omosessuali in quanto hanno avuto rapporti con una transessuale.  

La realtà comunque è che la violenza transfobica è violenza misogina: quando viene violentata o uccisa una MTF, viene uccisa e violentata una donna, punita per ciò che semplicemente è.  

 

3. Violenza contro le lesbiche (Lesbofobia e violenza intracoppia)

La violenza che colpisce donne lesbiche può derivare sia da soggetti esterni che ne denigrano lo stile di vita e l’orientamento sessuale, ma può nascere anche all’interno di una coppia lesbica. 

Non è infatti garantito che le relazioni tra donne siano paritarie e libere da violenza, nonostante nell’imaginario collettivo le donne non siano viste come soggetti violenti.  

La difficoltà nell’accettare la possibilità che anche queste relazioni possano essere in realtà violente crea un ostacolo all’individuazione di segnali di allerta e al riconoscimento della violenza quando la si vive. 

Tuttavia, le dinamiche, i comportamenti, gli atteggiamenti violenti nelle relazioni tra donne lesbiche ricalcano la stessa spirale della violenza che si produce nelle relazioni eterosessuali perché, al livello della relazione, hanno lo stesso punto di partenza: la volontà da parte di uno dei soggetti della relazione di esercitare un potere, un controllo e determinare l’altra persona, non accogliendone i desideri e i bisogni, ma facendo valere solamente la propria volontà su quella dell’altra. 

Nelle relazioni lesbiche, tuttavia, troviamo dei tratti specifici attraverso i quali la violenza si manifesta: le dinamiche che si instaurano hanno delle peculiarità dovute sia al contesto di vita differente (appartenenza alla comunità LGBTQI, luoghi di aggregazione, socialità ecc.), che al fatto che la violenza di genere venga agita da un soggetto (la donna lesbica) che è differente da quello che nella società e nelle relazioni eterosessuali ha di solito il potere (l’uomo eterosessuale). 

La violenza nelle relazioni lesbiche può manifestarsi a livello fisico o a livello emotivo o psicologico. 

La manipolazione, mistificazione, il ricatto emotivo, sino a abuso fisico, stupro, minacce, stalking sono le tipiche manifestazioni di violenza.

 

4. Violenza contro gli uomini

Uomini vittime di violenza domestica

Se i casi di maltrattamento rilevati dalla procura di Milano risultano essere 1.500 (dati 2012-2013), 180 sono stati commessi da donne nei confronti di uomini, numeri che vanno letti con la consapevolezza che raramente gli uomini denunciano le donne.  

L’omicidio dell’uomo in quanto uomo, il c.d. maschilicidio, è difficile da identificare in quanto il confine tra omicidio di genere e omicidio vero e proprio è quanto mai sfumato.  Se i femminicidi hanno quantomeno il il megafono mediatico a dar loro voce, gli uomini vittime di violenza domestica restano spesso nell’ombra, nonostante sia un fenomeno che –  voler prestare attenzione ai dati-  risulta tutt’altro che minoritario.  

Nel Dossier del 2017 condotto dal Viminale, dei 335 omicidi volontari, 236 sono vittime di Relazioni Interpersonali significative (RIS), causate da motivi economici o mancata accettazione del termine della relazione, e di questi 120 sono donne e 120 (4 uccisi all’estero) sono uomini, un netto, sconvolgente pareggio tra femminicidi e maschilicidi.  Questi sono i dati emersi dall’indagine di Brarbara Benedettelli che ha deciso di guardare “I numeri oltre il genere”, in occasione della stesura del suo pamphlet “Il maschilicidio silenzioso”.

5 milioni il numero di uomini vittime di violenze femminili nel 2011 (studio pubblicato dall’Università di Siena nel 2012). 

La violenza sotterranea contro gli uomini, si manifesta esattamente come quella che avviene nei confronti delle donne, vengono picchiati, maltrattati, ripetuto loro che sono dei falliti un numero così alto di volte da spingerli a credere che sia vero.  Spesso la violenza è condotta in modo subdolo con pressioni psicologiche ed economiche a cui seguono minacce, come di quella di portare via i figli. 

Emblematico il caso di Claudia Montanarini, ex tronista di Uomini e Donne, portata in tribunale con l’accusa di maltrattamenti in famiglia ai danni del suo ex e dei suoi tre figli, provocando loro “un grave stato di turbamento psicologico”.  La Montanarini, oltre ad aver schiaffeggiato e aggredito fisicamente i figli, li avrebbe sottoposti a violenti litigi con parolacce e maledizioni nei confronti dell’ex marito Daniele Pulcini. Caludia avrebbe impedito, secondo il PM, al padre dei bambini di vederli e avere contatti telefonici con lui in caso di mancato pagamento dell’assegno di mantenimento. Claudia Montanarini avrebbe anche incolpato l’ex marito della loro difficoltà economiche, che li vedeva costretti alla sospensione dell’energia elettrica nella propria abitazione.  

Non è questo il caso, ma succede anche che la donna sfrutti il suo essere “parte debole” a proprio vantaggio in sede di ricatto: “Se chiami la polizia e racconti cosa ti ho fatto, gli dico che mi hai violentata anche se non è vero.”  

Le differenze di trattamento a cui sono sottoposti uomini e donne di fronte alla legge esistono e restano quanto mai pericolose, dove ai pregiudizi non deve essere lasciato spazio. 

Lucia Annibali sfregiata con l’acido dall’ex compagno.
William Pezzullo sfregiato con l’acido dall’ex compagna.
Di fronte alla violenza uomini e donne sono uguali.  

Quella tra maschilicidi e femminicidi è una gara che non ha vincitori. Nascondersi dietro a barricate di parole non fa altro che innalzare muri che, su altri fronti, stiamo cercando di abbattere. 

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