Coronavirus al Pio Albergo Trivulzio

Coronavirus al Pio Albergo Trivulzio

20 Apr 2020

Il caso della diffusione del coronavirus nella RSA

Di Alice Saporiti

Il Pio Albergo Trivulzio è una residenza per anziani sita a Milano, gode di diversi reparti e di un servizio ospedaliero per la cura e l’assistenza dell’anziano.

Attualmente è al centro della cronaca e di inchieste della Procura di Milano a causa dei numerosi decessi registrati in struttura. Detti pazienti presentavano sintomi tipici del virus Covid-19, ma non sono stati testati.

Le vittime sulle quali si sta indagando sono state circa 200 e circa 270 sono gli operatori a casa con sintomi.

La Procura è, dunque, al lavoro per verificare se sussista un nesso tra i decessi e l’epidemia di Coronavirus e per accertare eventuali responsabilità.

Ciò su cui la Procura dovrà indagare è se vi siano state carenze e negligenze nella gestione dell’emergenza e se non siano stati forniti ai dipendenti adeguati dispositivi di protezione. I lavoratori hanno, infatti, denunciato non solo l’assenza di mascherine, ma anche l’assenza di tamponi, tanto sui dipendenti, quanto i degenti.

Le indagini in corso

Sono già stati sequestrati tutti i documenti relativi alla gestione interna della struttura quali: cartelle cliniche, documenti sui tamponi, ingressi e uscite di pazienti e sui dispositivi di protezione. Non solo, risultano acquisiti anche i documenti riguardanti le direttive della Regione Lombardia inviate al Trivulzio per la gestione dei pazienti e dell’emergenza.

Il Trivulzio è, infatti, finanziato dal 70% dal Comune di Milano e per il 30% dalla Regione Lombardia. È la Regione, dunque, d’intesa con il Sindaco, a designare il direttore generale e rappresentante legale dell’Ente e a nominare i componenti del consiglio d’indirizzo aziendale.

Ad indagare sono anche gli ispettori del Ministero della Salute, che stanno svolgendo un’indagine parallela rispetto a quella della Procura di Milano.

Nell’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo è indagato il direttore generale del Trivulzio, Giuseppe Calicchio, a cui è stato notificato un avviso di garanzia.

È, altresì, iscritto anche lo stesso istituto per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, ai sensi del D.Lgs n. 231/2001.

L’attività investigativa dovrà, presumibilmente, concentrarsi su due fronti:

  1. L’accertamento del nesso di causalità tra il decesso dei pazienti e il contagio dal Virus Covid-19;
  2. L’accertamento di eventuali carenze e negligenze nella gestione dell’emergenza.

 

Il nesso di causalità

La questione problematica consiste proprio nell’assenza dei tamponi. I decessi verificatisi nella struttura nel periodo marzo-aprile, in numero assai superiore rispetto ai dati registrati negli stessi mesi del 2019, hanno riguardato pazienti che presentavano i sintomi tipici del Virus. Tuttavia, non essendo stati effettuati i tamponi, non è possibile sapere con certezza se la morte sia stata causata dal virus, o da altre patologie di cui i pazienti ricoverati al Trivulzio erano già affetti.

Il legame eziologico tra la condotta (commissiva od omissiva) costituisce una condizione imprescindibile per l’attribuibilità del fatto illecito al soggetto. Ai sensi dell’art. 40 c.p., infatti, “nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende l’esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione”

Risulta dunque essenziale accertare le cause del decesso: è causa di un evento penalmente rilevante la condotta che, alla stregua di leggi universali e statistiche, risulti in grado di produrre l’evento stesso.

Escludono, tuttavia, il nesso di causalità quei fattori, antecedenti, concomitanti o successivi che possono aver inciso nel meccanismo causa-effetto.

La responsabilità amministrativa dell’ente

Come anticipato, oltre ad essere indagato il direttore generale della struttura, è stato altresì iscritto l’Ente nel registro delle persone giuridiche per accertare se sussistano delle responsabilità ai sensi del D.Lgs n. 231/2001 per omicidio colposo.

La responsabilità dell’Ente ai sensi del D.Lgs n. 231/2001 presuppone la commissione di un reato presupposto (come l’omicidio colposo) da parte di un soggetto apicale, nell’interesse e a vantaggio dell’ente. L’ente è, dunque, responsabile se non ha adottato le misure necessarie ad impedire la commissione di reati del tipo di quello realizzato. Viceversa, l’ente non risponde se prova che l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi.

La Procura, dunque, indaga – visti i numerosi decessi – sull’adeguatezza delle misure adottate per evitare i contagi e sulla idoneità della politica di contenimento del virus.

Pare, infatti, che alcuni operatori sanitari avessero informato l’autorità investigativa che la direzione aveva richiesto, in un primo momento, di non indossare le mascherine per evitare allarmismo nei pazienti.

La Regione Lombardia sta prendendo le distanze dai vertici della struttura, perchè la RSA ha una gestione autonoma ed è dotata di un consiglio di amministrazione e di un direttore generale con autonomia di gestione.

E anche i rapporti tra la RSA e la Regione saranno oggetto delle verifiche della Procura. Il Trivulzio fungeva da centro di smistamento verso altre strutture dei malati di Coronavirus a bassa intensità, dimessi da ospedali in difficoltà. Si sospetta che questa situazione possa aver creato dei focolai, anche se la Regione diede l’indicazione di usare reparti separati rispetto alle residenze per gli anziani.