Davigo indagato: caso ENI e Amara
17 Lug 2021
E’ di oggi la notizia che Piercamillo Davigo è indagato a Brescia.
Mi chiedo quanti avvocati si siano lasciati andare ad una mezza ironia alla lettura della notizia (mezza, perché chi affronta il processo penale quotidianamente sa quanto poco di divertente ci sia nell’affrontare giudici, cancellerie, patemi d’animo, mezze giustizie, processi mediatici, il dolore dei familiari).
Io un (mezzo) ghigno l’ho fatto, ricordando le dichiarazioni di qualche anno fa dello stesso Davigo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, quando teorizzava come un moderno Nietzsche l’inesistenza dell’errore giudiziario, l’inesistenza dell’ingiusta detenzione, la falsità dei testimoni, e si lasciava andare ad un calcolo pena un po’ “amodosuo” (ricordiamo l’esilerante video sulla convenienza dell’omicidio, piuttosto che del divorzio).
Poi sono tornata in me, e -sparito il ghigno- il garantismo ha avuto la meglio. Ma c’era un proverbio Sioux che diceva: “prima di giudicare una persona, cammina per tre lune nelle sue scarpe“.
E non posso non sperare che alla fine, dall’altra parte della barricata, quando la giustizia (quella giusta, non quella degli assolti che in realtà sono “colpevoli che l’hanno fatta franca”) avrà avuto il proprio corso, finiranno i siparietti divertenti a Porta a Porta e i video virali con le comparazioni fra divorzio e omicidio.
Non posso non sperare che finalmente anche chi è indagato, imputato, condannato, o assolto in un processo penale sia trattato col rispetto che merita dalla magistratura.
Tale, o ex che sia.
Quella magistratura che è investita di un potere enorme, ma anche di enormi responsabilità: quelle di decidere del passato e del futuro di una persona.
Quella stessa magistratura che troppo spesso è disattenta, superficiale, che non legge, che non ha tempo, che “avvocato faccia in fretta“, che è così oberata di fascicoli che dimentica che dietro ad ognuno di quei fascicoli non ci sono solo reati, ma anche e soprattutto storie – persone – vite.