Enrico Forti: Errore giudiziario o giusta condanna?

Enrico Forti: Errore giudiziario o giusta condanna?

03 Gen 2021

Enrico Forti, dopo una sequela di omissioni ed errori della polizia di Miami,  viene condannato all’ergastolo, errore giudiziario o giusta condanna? Ma soprattutto, chi era Enrico Forti e perché avrebbe voluto la morte di Dale Pike?

Chico Forti da Telemike alla Florida

Chico Forti – campione di windsurf – viaggia per il mondo, finchè un giorno un fatto gli cambia la vita: vince 86 milioni di lire a “Telemike”. Ricco della sua fortuna si trasferisce definitivamente in Florida dove si sposa con Heather Crane, da cui avrà tre figli. Sempre in America inizia la carriera di produttore televisivo. 

Siamo alla fine del 1997 quando Antony Pike – proprietario di un famoso Hotel a Ibiza – conosce Enrico Forti attraverso un amico in comune. Poco tempo dopo, Antony  – sommerso dai debiti – chiede a Forti di acquistare il suo Hotel. Durante la trattativa, il figlio di Antony Pike – Dale Pike – che era in Malesia, chiede al padre di pagargli il biglietto per il suo ritorno a Ibiza, biglietto che ancora una volta viene pagato da Enrico Forti.

Un anno dopo, siamo nel 1998, Antony richiama Chico, gli dice che vuole andare a trovarlo a Miami con il figlio e se per caso poteva pagare ancora una volta lui i biglietti aerei. Forti esegue.

A due giorni dalla partenza, Antony Pike dice di sentirsi poco bene e che quindi sarebbe partito solo il figlio (Dale Pike).

Enrico Forti recupera Dale Pike in aeroporto, che gli chiede di essere portato al parcheggio di un ristorante dove lo stanno aspettando alcuni amici.

 

Dale Pike giustiziato con due colpi di pistola

La mattina seguente un surfista trova il cadavere di Dale Pike nascosto tra i cespugli della spiaggia di “Sewer Beach” a poca distanza dal parcheggio dove Chico Forti lo aveva lasciato. 
Dale Pike è nudo, al suo fianco il cartellino verde che viene rilasciato dalla dogana a chiunque entri negli Stati Uniti.
Dale Pike è stato “giustiziato”: due colpi di pistola calibro 22 alla nuca.

Enrico, appena saputo della morte di Dale, torna immediatamente a Miami e si reca spontaneamente al dipartimento di polizia per rispondere come “persona informata dei fatti”.  Lì viene interrogato, senza il suo avvocato, come principale sospettato del caso.

Il processo a Enrico Forti

Enrico Forti viene accusato di frode, circonvenzione d’incapace e concorso in omicidio.  Liberato su cauzione, nei venti mesi che seguono, viene scagionato da tutti i capi d’accusa che riguardano la frode.  Frode che però, viene utilizzata comunque dall’accusa come movente.  Il P.M., infatti, sostiene che Forti abbia fatto uccidere Dale Pike perché sapeva che quest’ultimo avrebbe interferito con i il suo piano di acquistare in modo fraudolento l’hotel dal padre. Sempre secondo l’accusa, Dale aveva viaggiato dall’isole di Ibiza a Miami per vedere i quattro milioni di dollari destinati all’acquisto dell’albergo del padre, ma Forti – non avendo il denaro – decide di ucciderlo.

Questa ricostruzione dei fatti, che potrebbe anche essere credibile, perde di valore nel momento in cui si scopre che Chico Forti non è mai stato sentito durante il processo ne’ dall’accusa,  né per volontaria costituzione, dove i suoi difensori gli hanno consigliato di non presentarsi.  

Dubbi sull’applicazione delle norme durante il processo  a Enrico Forti

Tra i vari dubbi che emergono sull’applicazione delle norme e fanno scricchiolare la condanna, troviamo ad esempio l’erroneo utilizzo della deposizione di Forti. La deposizione rilasciata da Enrico Forti come testimone doveva essere ritenuta inammissibile in quando coperta dai “Diritti Miranda”. I Diritti Miranda, secondo la legge americana, prevedono l’assistenza di un legale durante qualsiasi deposizione rilasciata da una persona ufficialmente accusata di un crimine, peccato che durante la sua deposizione, Enrico fosse solo. 

Il P.M. ha inoltre scorrettamente ignorato un accordo pre-processuale tra le parti, secondo il quale la truffa non avrebbe dovuto essere usata come movente.  Ignorando questo accordo si è violata anche la regola “Double Jeopardy” secondo la quale, se un imputato è già stato assolto da un’accusa in un precedente processo, la stessa accusa non può essere usata in un altro processo.  

Infine se solitamente è prevista anche l’automatica, simultanea ed immediata comunicazione alle autorità consolari locali del cittadino, nel caso di Enrico Forti, il Consolato Italiano venne invece a conoscenza del primo arresto tramite i giornali nove giorni dopo.

Il Verdetto per Enrico Forti

Il processo si svolge davanti a una giuria popolare che decreta la colpevolezza, oltre ogni ragionevole dubbio, di Forti, a cui viene data la possibilità di scontare la pena in Italia, se ammette il crimine. Agevolazione che rifiuta con fermezza. Per i successivi ventuno anni, Forti e la sua famiglia cercheranno di trovare elementi che possano scagionarlo e di mobilitare l’Italia affinché si interessi alla vicenda di un cittadino italiano condannato, in presenza di ragionevole dubbio, all’estero.

In seguito, nonostante cinque appelli posti in essere per la revisione del processo, questi sono stati tutti sistematicamente rifiutati dalle varie Corti, senza motivazione né opinione.  

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