Formula Terza Età: quale direzione?
27 Dic 2022
Anche quest’anno giunge al termine e noi auguriamo a tutti i Nostri assistiti serenità, soddisfazioni, ma soprattutto di poter trascorre il 2023 con le persone amate.
Per lasciarci il 2022 alle spalle, abbiamo deciso di raccontare una storia speciale di un nostro iscritto a Formula Terza Età.
Per ricordarci che i primi passi nel nuovo anno non dobbiamo per forza muoverli da soli.
Buona lettura.
Mio padre si è ammalato molti anni fa. Era terrorizzato.
Ma il costante controllo medico lo tranquillizzava anche di fronte a quello che gli faceva più paura: la malattia, la perdita di autonomia, e la sofferenza.
Poi ad aprile 2020, è entrato in ospedale e a parte una breve parentesi, a casa non è più tornato. Non potevamo vederlo, non potevamo toccarlo, non potevamo rassicurarlo. Dai medici non avevamo nessuna risposta, i reparti erano bloccati tanto che oggi, ancora a distanza di quasi tre anni, se mi chiedessero di spiegare il decorso della sua malattia non saprei rispondere. Due mesi di silenzio assoluto, nel momento in cui il mondo era scosso da qualcosa di più grande di ciascun dramma personale – e sicuramente del mio -: il Covid.
Circa tre settimane prima che morisse, per noi tutto è cambiato.
È stato ricoverato in hospice e finalmente abbiamo potuto recuperare i due mesi passati lontani, e tutte le incomprensioni, i silenzi, le arrabbiature dei 40 anni precedenti.
La fine, però, è arrivata presto. Lunedì giocavamo a carte. Mercoledì non respirava più.
Ma l’hospice è stata la nostra salvezza. E la sua.
Perché lui, che aveva perso completamente il controllo del proprio corpo, sapeva che invece qualcuno aveva il controllo del suo dolore.
Che non se ne sarebbe andato in preda a sofferenze lancinanti, che quello che lui desiderava era stato tenuto in considerazione.
Cosa desiderava?
Per tutta la vita, quello che gli ha dato sollievo era tenere tutto in ordine e sotto controllo. Per se stesso, ma ora a due anni e mezzo dalla morte, so che lo faceva principalmente per noi.
Qualche settimana più avanti abbiamo contattato la sua commercialista.
La dichiarazione di successione, le tasse (le tasse, ci pensate?), l’IMU. E ci siamo preoccupati di chiederle se vi fossero parcelle da saldare.
Ci ha risposto che qualche settimana prima di morire, le aveva scritto e le aveva chiesto di saldare tutto.
Anche questa volta papà aveva cercato di mantenere tutto in ordine, tutto sotto controllo: aveva saldato parcelle, ceduto le quote societarie, smussato le spigolose questioni ereditarie.
Anche io nelle settimane successive alla sua morte, ho maturato una esigenza quasi compulsiva di ordine: quando tutto ti sfugge di mano, la vita ti si palesa nella sua incomprensibile casualità, ti aggrappi a tutto quello che ancora puoi controllare.
Gli armadi, la dispensa, l’organizzazione dei pasti, la pianificazione dei weekend.
E se non avessi scoperto Formula Terza Età probabilmente mi sarei dovuto occupare anche delle questioni giuridiche, anziché avere tempo per occuparmi del mio dolore.