Gina Lollobrigida VS l’Amministratore di Sostegno
22 Mag 2020
di Giorgia Aimeri
E’ di qualche giorno fa la notizia che Gina Lollobrigida sia stata “privata” dei propri beni, che rientranti in un patrimonio di enorme valore, sarebbero stati assicurati in un caveau dall’amministratore di sostegno.
Moltissimi i commenti sul web, e quasi tutti evidenziavano come la “perdita” dei propri beni influisse in modo assai negativo sulla psiche della Lollo, alla quale non rimarrebbero che i ricordi.
Catturava la nostra attenzione uno particolare, pubblicato su affari italiani, di cui già il titolo la diceva lunga… “Povera Lollobrigida: sequestrati i tesori. Ladri? No, amministratore di sostegno”.
La Lollo
La famosa attrice degli anni ’50- ‘60, vincitrice di un Golden Globe per il film “Torna a Settembre” e ben sette David di Donatello, è – ad oggi – una signora della terza età. Alla storia sono rimasti i suoi ricci corti, la sua immagine di sexsymbol e alcuni suoi comportamenti etichettata all’epoca come trasgressivi.
Oggi Lollobrigida, coetanea della Regina Elisabetta, 92 anni, è ancora lontana dallo stereotipo dell’anziana signora dai capelli bianchi che fa la maglia e sembra ancora capace di esercitare il suo fascino sugli uomini, senza contare il suo patrimonio che farebbe gola a chiunque.
Patrimonio che si è vista “sottrarsi” proprio in questi giorni: soprammobili, gioielli, quadri e perfino i lampadari. Tutto era portato dall’Amministratore di Sostegno, per scopi cautelari, nel caveau di una banca.
Ma è davvero tutta “colpa” dell’amministratore di sostegno?
Chi è l’Amministratore di Sostegno?
Tra le misure di protezione, nate con lo scopo di garantire “protezione giuridica” a soggetti incapaci aiutandoli a provvedere o tutelare i propri interessi, si annovera la figura dell’Amministratore di Sostegno.
Si tratta di una misura estremamente versatile, può essere a tempo determinato, e rispondere alle più disparate esigenze di tutela: non è necessario che il beneficiario sia totalmente incapace per poterla attivare, ma è possibile modularla proprio in ragione delle concrete esigenze di vita e tutela dell’amministrato. L’obiettivo della misura è quello di preservare l’autonomia del beneficiario nel compimento di alcuni atti, che il Giudice Tutelare non riterrà di precludergli.
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L’interesse del beneficiario ed il valore della sua opinione
Nello svolgimento dei compiti che gli sono assegnati, l’amministratore di sostegno deve tendere alla realizzazione dell’interesse del beneficiario, che andrà valutato non unilateralmente dall’amministratore ma alla luce di un costante confronto con la persona sottoposta all’amministrazione di sostegno.
Il beneficiario dell’amministrazione a norma dell’articolo 410 cc dovrà essere tempestivamente informato circa gli atti da compiere e in caso di dissenso espresso dal beneficiario in merito al compimento di un dato atto, l’amministratore dovrà rimettere la questione al giudice tutelare.
L’Amministratore della Lollobrigida ha rispettato il suo diritto di autonomia?
L’Amministratore di Sostegno, per legge, deve rispettare bisogni e aspirazioni del beneficiario. Se ciò sia stato fatto nel caso della sig.ra Lollobrigida, potrà essere valutato solamente dal Giudice Tutelare.
Infatti, il soggetto sottoposto all’amministrazione di sostegno deve essere coinvolto, partecipe e non succube delle decisioni dell’amministratore e per tale ragione si è coerentemente prevista legislativamente la necessità che si instauri, tra l’amministratore e l’amministrato, un continuativo e proficuo rapporto di confronto e dialogo così che il beneficiario possa esprimere la propria valutazione circa gli atti che l’amministratore vuole compiere.
Ma non è tutto, perché l’amministratore, assolto il dovere di informazione verso l’amministrato, deve informare il giudice tutelare allorché accerti il dissenso con il beneficiario, perché il Giudice Tutelare possa assumere, con decreto motivato, gli opportuni provvedimenti.
In presenza di azione agita senza il consenso dell’amministrato, l’atto potrebbe essere annullato e l’Amministratore di Sostegno rimosso.
Mancando delle precisazioni giuridiche necessarie alla piena comprensione delle ragioni dell’Amministratore di sostegno della Lollobrigida, non è possibile fare illazioni che rischierebbero di essere incongrue, ma ciò che risulta d’altro canto evidente, è come l’impatto delle decisioni assunte per conto della beneficiaria sia risultato davvero violento.
Quando le memorie sono la nostra vita
Le misure di protezione sono destinate a proteggere tanto il beneficiario, quanto il suo patrimonio. Quello che manca nella disciplina codicistica, è certamente la previsione di un’indagine approfondita, in caso di dissenso del beneficiario, circa le ragioni sottese a detto rifiuto. Specie quando, come nel caso della Lollo, sentirsi privati dei propri beni equivale a essere privati della propria memoria, e quindi della possibilità di essere se stessi e ciò che si ha costruito …in 92 anni di vita.
Del resto, una indagine piscologica su ogni dissenso, appesantirebbe moltissimo un procedimento che, invero, è largamente usato proprio per la sua duttilità e celerità.
Questo episodio però ci porta inevitabilmente a riflettere sulla necessità di costruire un rapporto fiduciario e di continuo dialogo col proprio amministratore di sostegno, e come, in molti casi, le norme giuridiche possano essere stressate al punto di sfociare nell’abuso.
Ed, ancora una volta, gli anziani sono i soggetti che rischiano di essere maggiormente penalizzati.