Luigi Celeste, detenuto o informatico?
07 Apr 2021
«Il padre di Celeste ha infierito da vivo, non permettete che infierisca anche da morto» queste le parole del magistrato durante la requisitoria di Luigi Celeste.
Luigi Celeste è stato condannato 9 anni in appello per l’omicidio del padre dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano.
Era il 20 febbraio 2008 quando lo assassinò a colpi di pistola. Un padre la cui violenza si ripercuoteva su tutta la famiglia, un padre che entrava e usciva delle carceri, che dava l’esempio, quello sbagliato, di violenze costanti nei confronti della moglie – la madre di Luigi.
E’ a causa di questo esempio che Luigi in gioventù diventa parte di un gruppo di skinhead, di quelli di estrema destra, che girano con i coltelli in tasca, “La mia storia familiare, la mia rabbia personale, avevano contato parecchio per arrivare in quel gruppo. Tra gli skin c’era un calore che quasi ti accoglieva, ci si chiamava fratelli. Se bucavi una gomma alle 3 del mattino arrivavano gli altri a soccorrerti.”.
Luigi Celeste si racconta con la tranquillità di chi non è più ciò di cui sta parlando, uno di quelli che dopo il carcere sa di essere cambiato in meglio.
Luigi prende strade sbagliate per sentirsi finalmente parte di qualcosa di bello, unico, unito. Commette qualche reato, e quando sembra essersi finalmente distaccato da queste logiche, ecco che suo padre – uno di quelli per cui la porta del carcere è girevole – ritorna, ma il 20 febbraio 2008, nel consueto raptus di violenza contro la moglie, viene ucciso da Luigi.
Luigi Celeste dal carcere di San Vittore a quello di Opera
Come già scrivevamo nel nostro articolo “Reinserimento nel mondo del lavoro per i Condannati”(leggi qui), la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, ma spesso – nella maggioranza delle carceri – ciò non avviene. Nella normalità degli Istituti Penitenziari si assiste al sovraffollamento delle celle, a un ridotto numero di ore d’aria, a un diritto al lavoro che non si concretizza mai, tutte situazioni di tensione che al fine pena, porteranno il condannato a non aver appreso nulla, a non avere alternative. Ad essere recidivo.
La storia di Luigi però prende un’altra piega quando viene trasferito al Carcere di Bollate.
Luigi Celeste e Lorenzo Lento
Luigi conosce Lorenzo Lento, è grazie a questo incontro che nella storia di Celeste si può finalmente scrivere un lieto fine.
Lorenzo Lento è un esperto di informatica avanzata, ormai più di 20 anni fa ha deciso di dedicare la sua vita insegnare ai detenuti del carcere di Bollate. Lorenzo è riuscito ad aprire all’interno della casa di reclusione una Academy sponsorizzata dalla multinazionale Cisco Systems in cui si tengono corsi di formazione di altissimo livello, conoscenze che garantistico ai detenuti la possibilità di avere un buon posto di lavoro sia grazie all’ammissione al lavoro esterno, che successivamente all’espiazione pena.
Luigi Celeste in un’intervista all’Espresso: “Qui [a Bollate] ho conosciuto Lorenzo e ho iniziato a studiare: ho fatto 43 esami complicatissimi e un test che la maggior parte delle persone deve rifare due volte. Per farlo, tra l’altro, ho dovuto aspettare i primi permessi premio perché si svolgono in aule particolari dell’azienda con computer sofisticati. L’ho superato al primo colpo. È stato come fare il pieno di autostima. Non solo per me, ma anche per chi mi ha guidato lungo tutto il percorso. In particolare Lorenzo Lento, che in quel momento, dopo la bella notizia, decise di aprire una cooperativa. Mi assunse subito e nel 2013 mi fu affidato un progetto al conservatorio Giuseppe Verdi, all’epoca diretto da Arnoldo Mosca Mondadori. Il mio compito era gestire la rete informatica. Nello stesso periodo mi sono iscritto, a mie spese, a un altro corso di alta formazione Cisco. Finito con il conservatorio è arrivata la proposta che mi ha cambiato la vita: proteggere la rete informatica di una grande multinazionale. Avrei dovuto mettere in collegamento le vari sedi estere con connessioni sicure, a prova di hacker. Una sfida enorme, ma stimolante”.
Il Lieto Fine o il Lieto nuovo Inizio?
Luigi Celeste oggi ha terminato di espiare la sua pena, è un esperto di informatica, si è riscattato agli occhi di chi non ha creduto in lui, e permette – finalmente – alla sua mamma di vivere senza pensieri.
Vorremmo che il Caso di Luigi Celeste non fosse “un caso”, la pena deve essere rieducativa sempre e se ad oggi questa storia è ancora l’eccezione, lasciateci almeno sognare che un domani a tutti i detenuti sia data una reale possibilità.