Reddito di cittadinanza: è reato non comunicare all’INPS nel termine di legge il venir meno delle condizioni

Reddito di cittadinanza: è reato non comunicare all’INPS nel termine di legge il venir meno delle condizioni

16 Set 2021
La Corte di Cassazione, sez. III penale, ha stabilito che l’omessa comunicazione all’INPS delle informazioni necessarie alla eventuale revoca del reddito di cittadinanza integra illecito penale.

Reddito di cittadinanza: è reato beneficiarne se non si hanno i requisiti

Su un ricorso proposto avverso l’ordinanza con cui il tribunale del riesame aveva respinto l’istanza di dissequestro della carta elettronica attributiva del c.d. reddito di cittadinanza ad una donna, la Corte di Cassazione ha enunciato il suesteso principio di diritto.

Il caso

La donna è stata ritenuta rea di non aver dichiarato all’Inps di trovarsi in una sopraggiunta condizione ostativa all’erogazione del “reddito”, ossia l’essere coniugata con persona condannata in via definitiva per il reato di associazione mafiosa.
La Corte di Cassazione penale Sez. III, con la sentenza 9 settembre 2021, n. 33431 ha affermato che subito dopo la conversione in legge del decreto n. 4 del 2019 l’omessa comunicazione delle informazioni necessarie alla eventuale revoca del reddito di cittadinanza, integra illecito penale.
Ciò in ossequio al precetto penalmente sanzionato dall’art. 7, comma 2, D.L. n. 4 del 2019.

Il reddito di cittadinanza

Il D.L. 28 gennaio 2019, n. 4 (Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni) ha istituito a decorrere dal mese di aprile 2019, il Reddito di cittadinanza quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale.

Il reato di falsa dichiarazione od omissione di informazioni dovute

L’art. 7 che, nel prevedere le sanzioni, punisce “Salvo che il fatto costituisca più grave reato”, con la reclusione da due a sei anni, la condotta di chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui sopra, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute.

In particolare il comma 2 aggiunge che l’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di legge (indicati dall’articolo 3, c. 8, ultimo periodo, 9 e 11), è punita con la reclusione da uno a tre anni.

Il comma 3 stabilisce che “alla condanna in via definitiva per i reati di cui ai commi 1 e 2 e per quelli previsti dagli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter, 422 e 640-bis del codice penale, nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, nonché alla sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti per gli stessi reati, consegue di diritto l’immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito”.

Momento consumativo del reato

La Cassazione ha affermato che i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza devono sussistere non solo al momento della domanda ma persistere per tutto il periodo della erogazione del beneficio. L’omessa comunicazione della variazione costituisce reato ai sensi dell’art. 7, comma 2, D.L. n. 4, cit., e costituisce causa di immediata revoca del Rdc ai sensi del successivo comma 3.