Riforma Orlando: il “Nuovo” Appello Concordato
10 Ott 2017
di Chantal Tarenzi
Con la c.d. “Riforma Orlando”, entrata in vigore nell’agosto 2017, il nuovo art. 599-bis c.p.p. rubricato “Concordato anche con rinuncia ai motivi di appello” introduce nuovamente all’interno dell’ordinamento l’istituto dell’appello concordato (conosciuto anche come “patteggiamento in appello”), abrogato nel 2008.
Riforma Orlando: Cosa Prevede
L’articolo in esame prevede che la Corte d’Appello, investita dell’impugnazione sulla decisione di primo grado, si pronunci in camera di consiglio qualora le parti ne facciano richiesta nelle forme della rinuncia all’impugnazione (589 c.p.p.), dichiarando di concordare sull’accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali motivi. Se i motivi concordanti incidono sulla misura della pena, le parti devono altresì indicare la pena sulla quale sono d’accordo.
In caso di mancato accoglimento della richiesta da parte della Corte d’Appello (verosimilmente, per mancanza di elementi utili), il Giudice d’Appello deve ordinare la citazione in dibattimento, proseguendo il giudizio nelle forme ordinarie e perdendo così effetto la rinuncia all’impugnazione. Tuttavia, la richiesta e la rinuncia ai motivi possono essere nuovamente riproposte nel dibattimento.
Riforma Orlando: le Novità
La previsione normativa riprende a grandi linee la disposizione precedentemente abrogata nel 2008, ma presenta due caratteri innovativi. Innanzitutto, il comma 2 stabilisce espressamente il divieto di applicazione dell’istituto per reati di particolare gravità, nello specifico per i delitti a sfondo sessuale e i procedimenti di criminalità organizzata o nei casi in cui si proceda nei confronti di persone dichiarate delinquenti abituali, professionali o per tendenza.
In secondo luogo, la norma prevede che siano emesse delle linee guida del P.G. presso la Corte d’Appello indicando criteri idonei a orientare la valutazione dei magistrati d’udienza, tenuto conto della tipologia dei reati e della complessità dei procedimenti, sempre nel rispetto del principio di autonomia del magistrato.
È del tutto evidente che scopo della nuova previsione normativa sia quello di snellire la mole di lavoro delle corti territoriali, stimolando un comportamento responsabile e conciliativo nelle parti.