Terapia Occupazionale, la storia di Maria

Terapia Occupazionale, la storia di Maria

30 Giu 2020
della Terapista Occupazionale Luisa Pellegrino

Le attività che si svolgono abitualmente costituiscono lo strumento con cui si strutturano le giornate ed il proprio stile di vita. Subire una loro modifica importante, quindi, comporta un cambiamento nell’immagine
che si ha di sé stessi.

L’Artigiana Maria e L’Ischemia

Maria è una donna di quasi 80 anni, abituata, come molte artigiane, a lavorare molte ore fuori casa ed ad
prendersi cura della propria famiglia. È orgogliosa della sua casa e racconta con piacere la storia degli
oggetti che contiene, alcuni prodotti da lei. Ama accudire i nipoti e insegnare loro i trucchi del suo lavoro. Ottima cuoca, custodisce e prepara con amore le ricette di famiglia.

Quando un’ischemia la confina sulla sedia a rotelle, con il lato sinistro del corpo plegico, perde il ruolo di
madre accudente per essere accudita dalla figlia convivente.

Cambiano casa, in favore di un alloggio con spazi che le consentono spostamenti più agevoli, ma che le fa perdere,contemporaneamente, i punti di riferimento ambientali e amicali.

Maria cade in depressione, si sente inutile e rinuncia, in poco tempo, sia a riconquistare le capacità perdute
sia a sfruttare appieno quelle che ha mantenuto. Interrompe le abitudini e passa le giornate guardando la
televisione.

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Terapia Occupazionale e l’iniziale rifiuto

La figlia, preoccupata, organizza un tentativo di stimolazione cognitiva attraverso esercizi. Si rivela un fallimento, confermando la sua sensazione di essere irrimediabilmente condannata all’inattività ed
incapace di partecipare alla vita di famiglia.

Al nostro primo incontro dichiara di non aver voglia di fare nulla e che ritiene una perdita di tempo il vederci. È disposta a proseguire solo per compiacere la figlia, verso la quale prova un senso di colpa per il maggior carico di lavoro che le causa. Afferma di non avere mai avuto hobby per mancanza di tempo e
rifiuta ogni proposta sia nell’ambito delle autonomie, come vestire la parte superiore del corpo, sia delle
attività ludiche. Alle offerte di sperimentarsi oppone un costante rifiuto.

La riconquista del senso di competenza

Solo alla proposta di cucinare per la figlia decide di tentare, pur con numerosi dubbi sulla possibilità di superare le difficoltà oggettive derivanti dall’uso di una sola mano.
Il primo tentativo è faticoso, l’intera ora viene utilizzata per preparare e cucinare due porzioni di fagiolini
con costante aiuto. Ma il ghiaccio è finalmente rotto. Le strategie mostrate per utilizzare solo la mano
destra catturano il suo interesse, e gli adattamenti ambientali le consentono di avvicinarsi al piano cottura in modo sicuro ed efficace. Ad ogni incontro le ricette affrontate divengono più complesse, e lo scopo
dichiarato passa dal “fare qualcosa” a “preparare cena”. L’individuazione di alcuni ausili, che permettono di
aumentare l’autonomia la porta a scoprirsi più competente ed a cucinare al di fuori della terapia, in
compagnia dell’assistente familiare.
E, cosa forse più importante, alla riconquista del senso di competenza e di un alto livello del tono
dell’umore.

Maria scopre la voglia di ricominciare a utilizzare il tempo invece di limitarsi a subirlo, e chiede se esiste un sistema pratico per giocare a carte.

 

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