La Terapia Occupazionale nella Cura dell’Anziano
05 Giu 2020
di Luisa Pellegrino, Terapista Occupazionale
1. Cos’è la Terapia Occupazionale
2. Le Fasi della Terapia Occupazionale
3. Terapia Occupazionale e Formazione del Caregiver
1. Cos’è la Terapia Occupazionale
Tutti vorremmo che il nostro corpo obbedisse ai nostri desideri, essere liberi di realizzare i nostri piccoli e grandi progetti di ogni giorno. Il tempo, però, non è galantuomo e porta cambiamenti che possono ostacolare i nostri piani. A questo possono aggiungersi malattie o infortuni che rendono difficoltoso svolgere tutte quelle attività che una persona vuole, deve o gli altri si aspettano che faccia.
Ne seguono perdita di autonomia, insoddisfazione, senso di incompetenza, spesso irritabilità o apatia ed un peggioramento della qualità di vita.
Ma tutto questo non è un destino ineluttabile.
Il tempo porta con sé anche anche la saggezza di chiedere aiuto ad un professionista sanitario come il terapista occupazionale che, una volta individuati con la persona e la sua famiglia quali sono le attività in cui vengono incontrati i maggiori ostacoli, concorda gli obiettivi da perseguire e propone un percorso personalizzato che, attraverso la modifica delle strategie, l’adattamento ambientale o l’individuazione dell’ausilio adatto, permette di raggiungerli.
2. Le Fasi della Terapia Occupazionale
Il terapista individua quindi il percorso terapeutico che può comprendere diverse fasi:
1. Valutazione: attraverso l’osservazione in attività di vita quotidiana si rilevano quali sono le difficoltà che impediscono la completa realizzazione e/o partecipazione alla vita familiare e sociale. E’ un passaggio indispensabile per poter costruire i passi successivi mantenendo al centro la singola persona e garantendo un progetto personalizzato.
2. Trattamento occupazionale: quando occorre individuare nuovi modi per svolgere attività note, la persona viene accompagnata alla loro graduale acquisizione attraverso incontri in cui l’attività viene semplifica e scomposta in attività più semplici. In tal modo sarà possibile massimizzare la soddisfazione e l’autonomia, sostenendo contemporaneamente il senso di competenza.
3. Stimolazione cognitiva: se le dimenticanze aumentano, o si incontrano maggiori ostacoli per esempio nell’orientarsi, è possibile sostenere queste funzioni cognitive attraverso attività, ludiche o di interesse. In caso di patologie di cui, ad oggi, non sono conosciute terapie risolutive, come ad esempio la demenza di Alzheimer, la terapia occupazionale e la stimolazione cognitiva permettono di mantenere le autonomie più a lungo rallentando i sintomi della patologia stessa e riducendo il carico assistenziale.
4. Valutazione ausili: molti ostacoli sono superabili attraverso l’utilizzo di ausili, che devono essere individuati insieme alla persona in modo tale da risultare efficaci ed al contempo accettati per evitare di essere accantonati con spreco di soldi e di aspettative. La valutazione comprende la formazione sull’utilizzo dell’ausilio stesso sia per la persona sia per il curante così da sfruttare appieno le potenzialità dell’acquisto fatto.
5. Valutazione ambientale: l’ambiente in cui si vive può essere un ostacolo che impedisce di utilizzare le proprie capacità o prevenire pericoli e rischi, quali per esempio le cadute o i comportamenti problematici. Il terapista occupazionale può suggerire semplici accorgimenti o cambiamenti da apportare all’abitazione evitando così di affrontare spese e disagi, a volte ingenti, senza ottenere i risultati sperati.
3. Terapia Occupazionale e Formazione del Caregiver
Chi si occupa di una persona in difficoltà, il c.d. Caregiver, ha necessità di acquisire nozioni che permettano di prestare la propria opera minimizzando il peso della cura sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico.
Semplici strategie possono rendere più facili attività per molti faticose come lo svolgimento del bagno o prevenire incomprensioni e comportamenti inadatti.
La terapia occupazionale può aiutare a migliorare molti aspetti della vita sia della persona sia della sua famiglia.
Lavorando per obiettivi specifici cioè che esprimono cosa si vuole ottenere in modo chiaro ed univoco, misurabili, raggiungibili, rilevanti cioè significativi per quella persona indipendentemente da cosa possa essere importante nella maggioranza delle situazioni simili e temporizzati cioè con una scadenza temporale è possibile verificare l’utilità della terapia stessa.
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