Traferimento del lavoratore: quando è legittimo?
18 Mar 2014
In periodo di crisi economica le aziende toccate da problematiche finanziarie sono sempre di più. Per evitare il fallimento c’è una sola soluzione: il taglio dei costi. Questo spesso avviene con la delocalizzazione dell’impresa e delle sue sedi, e sebbene permetta di salvare il posto di lavoro a molti dipendenti, incide però anche sulle loro condizioni di lavoro. Sono sempre maggiori le richieste di consulenza che ci arrivano per trasferimento del lavoratore, e dunque vediamone i presupposti:
In materia rileva una sentenza-scuola della Cassazione Civile sezione lavoro, n. 24658 del 2008, secondo cui “in tema di trasferimento del lavoratore, è sempre necessario dimostrare la sussistenza di comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive che impongono al datore di lavoro di trasferire un dipendente”.
Il lavoratore, quindi, può essere trasferito solo se sia comprovato che nella sede di provenienza il lavoratore è inutile e di contro è necessario nella sede di destinazione per delle proprie particolari conoscenze o doti professionali.
Questo valorizza l’interesse del lavoratore a una sostanziale inamovibilità dal proprio posto di lavoro, anche perché un consistente spostamento geografico del luogo di esecuzione della prestazione comporta effettivi disagi. In mancanza di quanto sopra il trasferimento è illegittimo e potrà essere annullato dal giudice del lavoro.